Carie nei denti da latte: fattori di rischio per la malocclusione

Carie nei denti da latte: fattori di rischio per la malocclusione

La carie dentale nei bambini in età prescolare è una condizione patologica molto diffusa e di notevole rilievo, sia per la difficoltà di gestione clinica e terapeutica, sia per le conseguenze nefaste che possono interessare gli aspetti auxologici della crescita del bambino, lo sviluppo armonico delle arcate dentali e l’equilibrio delle funzioni dell’apparato stomatognatico. Quando si parla di carie in dentizione decidua (denti da latte) ci si riferisce molto spesso ad una vera e propria sindrome multifattoriale della prima infanzia definita come “early childhood caries” (carie della prima infanzia) e ancora più comunemente come “sindrome da biberon”.

Si tratta di una patologia dentale caratterizzata da carie multiple a rapida progressione localizzate prevalentemente sui denti da latte anteriori superiori e successivamente sui molari e canini superiori ed inferiori.

Essa rappresenta uno dei maggiori problemi di salute orale e una frequente causa di ospedalizzazione in età prescolare, in particolar modo nei bambini affetti da patologie sistemiche ed in quelli definiti come “special needs”, ovvero bambini con incapacità fisiche o mentali. L’eziologia della carie della prima infanzia è multifattoriale e presenta fattori intrinseci ed estrinseci. Tra i fattori intrinseci includiamo principalmente lo spessore dello smalto nei denti da latte, che è più sottile e più uniforme e concorre allo sviluppo della carie insieme ad eventuali difetti della struttura dello smalto. Tra i fattori estrinseci un ruolo primario è svolto dall’assunzione di zuccheri a scopo non nutritivo, soprattutto notturna, durante la prima infanzia attraverso il ciuccio intriso di zucchero o miele, il biberon con sostanze fermentabili e adesive o preparazioni farmacologiche (sciroppi).

Un fattore di importanza decisiva è rappresentato da un’igiene orale insufficiente o del tutto assente.

La gravità del processo carioso sembra essere in stretta correlazione con il periodo di assunzione della sostanza czuccherina, inteso sia come tempo di permanenza nell’ambiente orale che come frequenza di contatto con la struttura dentale: più a lungo lo zucchero rimane nella cavità orale maggiore sarà la sua attività cariogena. Durante le ore notturne la presenza di liquidi fermentabili che ristagnano attorno ai denti, la riduzione della salivazione (xerostomia fisiologica), la riduzione degli atti deglutitori favoriscono l’insorgere della carie. I fattori che invece influenzano la distribuzione della carie sono riconducibili alla cronologia di eruzione dei denti decidui, all’attività della muscolatura intra ed extraorale durante la suzione e alla posizione del biberon nella bocca. La gravità della carie quindi è direttamente correlata al tempo di assunzione della sostanza cariogena, alla clearance salivare e al grado di mineralizzazione del dente deciduo.

Le complicanze a breve e a lungo termine sono varie e spesso correlate tra loro e si possono distinguere in: auxologiche (deficit di crescita), infettive, estetiche, funzionali, ortodontiche (malocclusioni).

Le complicanze auxologiche sono caratterizzate da deficit di crescita legati ad uno squilibrio nutrizionale con alterazioni della statura e del peso. Questo aspetto particolare potrebbe essere correlato allo stress secondario alla sintomatologia dolorosa che avverte il bambino. Le complicanze infettive possono essere di natura sia sistemica, in quanto prevedono l’insorgenza di malattia anche in distretti lontani dal cavo orale, sia locale, per lo sviluppo di cisti e alterazione dello smalto nei denti permanenti. Le complicanze estetiche sono invece legate essenzialmente a carie dei denti anteriori che può portare alla perdita degli incisivi superiori. Le complicanze funzionali consistono in alterazioni della masticazione, della fonetica e della deglutizione.

Le implicazioni che determinano malocclusioni variano in relazione al settore dentale coinvolto dalla carie.

Tali complicanze sono correlate sia alla distruzione degli elementi dentali e quindi alla perdita della funzione occlusale, sia all’alterazione degli equilibri neuromuscolari indotta dalle abitudini viziate. La carenza di spazio in arcata, in seguito a distruzione e alla perdita precoce dei molari decidui, induce un’inclinazione degli elementi dentali adiacenti con conseguente alterazione dei rapporti dentali e rischio di inclusione dentale ed alterazioni nell’eruzione dei denti permanenti. La distruzione e la perdita dei denti anteriori può causare uno scivolamento in avanti della mandibola. Lo slittamento della mandibola, associato ad una postura bassa della lingua, presente spesso in questi bambini, potrebbe fungere da attivatore di crescita anomalo, con alterazione della funzione muscolare che può mutare il corretto sviluppo della cartilagine dell’articolazione temporo-mandibolare (articolazione della bocca), trasformando così una alterazione funzionale in scheletrica, che il bambino può riferire come dolore all’orecchio. Nei casi in cui la carie colpisce prevalentemente i denti posteriori si può osservare una riduzione della dimensione verticale del viso, seguita da morso profondo, e squilibri muscolari che influenzano negativamente lo sviluppo scheletrico dei mascellari. L’uso prolungato del biberon, inoltre, deforma l’osso alveolare del mascellare determinando un’inclinazione in avanti dei denti superiori ed un’inclinazione indietro dei denti inferiori.

L’approccio terapeutico deve essere precoce ed individualizzato, per evitare l’aggravamento del quadro clinico e lo scorretto sviluppo delle arcate, e avvenire a più livelli:

  • conservativo (cura della carie con otturazioni);
  • chirurgico (estrazione dei denti eccessivamente cariati);
  • terapia ortodontica (con apparecchi mobili o fissi) e riabilitazione estetica e funzionale.

Fondamentale è il mantenimento dello spazio che potrà essere effettuato con dispositivi mobili o fissi.

Il trattamento ortodontico può essere supportato da esercizi di terapia miofunzionale per ripristinare un adeguato equilibrio muscolare mediante la correzione di sigillo anteriore, deglutizione e tono dei muscoli masticatori. Poiché la carie della prima infanzia risulta essere una patologia in costante aumento (a causa dell’aumento dell’immigrazione nel nostro paese), bisogna investire molto sulla prevenzione.

Gli interventi adatti consistono nell’anticipare la prima visita odontoiatrica, nell’educare i genitori al controllo delle abitudini alimentari del bambino, in una corretta igiene orale e fluoro profilassi.

In particolare bisogna raccomandare di non fare addormentare i bambini con biberon contenenti liquidi diversi dall’acqua, evitare il consumo prolungato di bevande contenenti zuccheri o succhi di frutta a basso ph, non intingere il ciuccio nel miele o in soluzioni zuccherate, controllare la dieta del bambino nella quantità e nella frequenza di esposizione ai carboidrati fermentabili, limitare l’assunzione di zuccheri ai pasti, utilizzare cibi meno cariogeni negli intervalli tra un pasto e il successivo, pulire sempre i denti del bambino dopo il pasto, nonché dopo l’assunzione di farmaci contenenti saccarosio. Un ruolo chiave nella prevenzione e nel controllo della carie della prima infanzia è rivestito dal pediatra attraverso lo screening dentale che deve avere come obiettivo il riconoscimento dei bambini che necessitano di una visita odontoiatrica precoce.